Nazionalismo e religione: per una rilettura de “Le preghiere dei soldati”

autore/author: Stefano Dell’Acqua

pubblicato/published: 7/7/2022

 

Citazione consigliata/Suggested citation: S. Dell’Acqua, Nazionalismo e religione: per una rilettura de “Le preghiere dei soldati”, lceonline (www.lceonline.eu), 2/2022, II/Archivio, p. 15 ss.

 

area disciplinare/disciplinary area: storia dell’integrazione europea/history of European integration

 

parole chiave: stampa cattolica italiana, europeismo, opinione pubblica

key words: Italian Catholic press, europeanism, public opinion

 

Sommario: 1. Premessa  2. Nazionalismo e religione  3. “Le preghiere dei soldati” (a proposito di un caso italiano)

 

Abstract

Nella storia contemporanea religione e nazionalismo si sono intrecciati spesso, almeno secondo due modalità: troviamo da un lato l’allineamento delle gerarchie ecclesiastiche con i governanti nazionali e con la cultura nazionalistica, dall’altro politici nazionalisti che infarciscono la loro comunicazione politica con appelli a carattere religioso. È avvenuto persino in piena Italia repubblicana: come evidenziato a proposto di una pubblicazione del 1958 edita dal Ministero della Difesa contenente una raccolta di preghiere militari che sembrano violare il comandamento di “non nominare il nome di Dio invano”. Molti importanti passi avanti sono stati fatti, ma ora ritroviamo il nazionalismo ai nostri confini. La Russia di oggi segue ancora la bussola dei sacri confini, benedetti dal patriarca, rispolvera un nazionalismo da XX se non da XIX secolo, che recupera vecchi miti e linguaggi. Proprio perché il nazionalismo (e proprio un nazionalismo legato a riferimenti religiosi) è ancora tra noi, tornare a riflettere su questo intreccio non ha per nulla perduto tutta la sua attualità.

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In contemporary history, religion and nationalism have often intertwined, at least in two ways: on the one hand we find the alignment of ecclesiastical hierarchies with national rulers and with nationalistic culture, on the other nationalist politicians who fill their political communication with appeals to religious character. It even happened in the middle of republican Italy: as evidenced by a 1958 publication issued by the Ministry of Defense containing a collection of military prayers that seem to violate the commandment “not to take God’s name in vain”. It could be assumed that in the old continent the process of European integration had removed the specter of nationalism. Many important steps forward have been made, but now we find nationalism on our borders. Russia today still follows the compass of the sacred borders, blessed by the patriarch, dusts off a nationalism from the twentieth if not the nineteenth century, which recovers old myths and languages. Precisely because nationalism (and still a nationalism linked to religious references) is still among us, returning to reflect on this intertwining has by no means lost all its relevance.

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